Non siamo topi: la voce dei pazienti che dicono NO alla sperimentazione animale

Un’idea comune, ma errata, sostiene che i pazienti affetti da gravi malattie siano favorevoli alla sperimentazione animale nella speranza di trovare una cura. Ma la realtà è ben diversa. Sempre più pazienti si oppongono alla crudeltà e all’inefficacia della sperimentazione sugli animali.

È questo il motore della campagna “Patients are Human” (I pazienti sono esseri umani), promossa da Doctors Against Animal Experiments (DAAE), una associazione tedesca di addetti ai lavori in campo biomedico. Questa campagna dà voce a chi, anche di fronte a diagnosi gravi, rifiuta la sperimentazione animale per motivi etici e scientifici.

Attraverso i social media, la campagna ha presentato pazienti reali che si oppongono alla sperimentazione animale.

“Ho l’epilessia e sono contraria alla sperimentazione animale perché ostacola lo sviluppo di metodi di test moderni.”
Kathrin (39 anni), convive con l’epilessia da 14 anni

“Ho un tumore al seno e sono contraria alla sperimentazione animale perché i risultati non sono trasferibili all’essere umano.”
Kristina (53 anni), diagnosticata cinque anni fa
“Ho un tumore alla prostata e sono contrario alla sperimentazione animale perché miliardi di soldi pubblici vengono sprecati in ricerche obsolete, invece di finanziare metodi moderni e senza animali.”
Julius (59 anni), diagnosticato tre anni fa

Ognuno di questi pazienti mette in luce i limiti della ricerca basata sugli animali nel proprio ambito. Gli esperimenti sugli animali sono spesso inaffidabili: molti trattamenti efficaci sugli animali falliscono negli esseri umani, e viceversa. Perfino farmaci di uso comune come aspirina, penicillina e paracetamolo non verrebbero approvati oggi se fossero testati secondo gli standard attuali sugli animali.

Nonostante queste criticità, la sperimentazione animale continua a dominare la ricerca medica. Solo in Germania, il 99% dei finanziamenti pubblici per la ricerca è destinato a esperimenti su animali, lasciando meno dell’1% a metodi innovativi e rilevanti per l’essere umano. In Italia la situazione non è migliore. Questo sistema, ancora legato alle tradizioni e ai pregiudizi, rallenta il progresso scientifico e impedisce ai pazienti di accedere a cure migliori.

Tecnologie emergenti come organoidi, metodi computazionali, analisi ad alto contenuto, ricerca basata sull’intelligenza artificiale e sistemi “organo-su-chip” offrono soluzioni più affidabili, etiche ed efficienti. Questi metodi stanno già rivoluzionando il settore, ma ricevono ancora pochissimi fondi. Un cambiamento radicale nel mondo della ricerca è ormai necessario.

La campagna di DAAE ha avuto un ampio riscontro tra i pazienti con malattie gravi: in pochissimo tempo oltre 100 persone hanno risposto tramite un modulo online, indicando nome, età e diagnosi. DAAE in Germania, come OSA in Italia, fornisce informazioni approfondite sulle varie patologie, comprese prove sull’inadeguatezza della sperimentazione animale quale gold standard e sulle alternative innovative già disponibili.

Bibliografia