Alzheimer: Adottare Nuovi Approcci Metodologici senza animali

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che ricorre il 21 settembre, è fondamentale riflettere su un tema di grande rilevanza scientifica: la necessità di aggiornare i modelli di ricerca utilizzati per comprendere e trattare questa malattia. Negli ultimi anni, è emersa con sempre più forza l’urgenza di abbandonare il modello della cosiddetta “cascata amiloide”, una teoria che ha dominato per decenni lo studio dell’Alzheimer ma che oggi appare superata e non pienamente supportata da evidenze cliniche.

Uno degli aspetti più critici è il ruolo che i modelli animali, in particolare i modelli murini (topi), hanno avuto nella ricerca. Molti studi suggeriscono che l’uso di questi animali per studiare una patologia così complessa, come quella dell’Alzheimer, presenti notevoli limitazioni. La scienza ha infatti dimostrato che le differenze biologiche tra esseri umani e topi sono tali da causare il fallimento del 99,6% dei trial clinici per farmaci destinati a questa malattia. Questa alta percentuale di insuccesso non sorprende se si considera che una malattia come l’Alzheimer coinvolge non solo aspetti biologici, ma anche fattori psicologici, sociali e comportamentali, impossibili da replicare completamente nei modelli animali.

Un altro limite significativo dei modelli murini è la loro incapacità di riprodurre l’interazione tra fattori ambientali ed epigenetici che caratterizzano l’Alzheimer nell’uomo. È ormai noto che elementi come lo stile di vita e l’ambiente giocano un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia, tanto che recenti stime suggeriscono che interventi di prevenzione primaria potrebbero ridurre fino al 40% dei casi.

Inoltre, studi hanno evidenziato differenze sostanziali tra le cellule cerebrali umane e quelle dei topi, in particolare gli astrociti, che svolgono un ruolo importante nella progressione dell’Alzheimer. Queste differenze limitano ulteriormente l’affidabilità dei modelli murini nel fornire informazioni utili e applicabili alla condizione umana. Per approfondire questo aspetto vi invitiamo a leggere l’articolo dedicato.

Fortunatamente, la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, e oggi sono disponibili nuove metodologie molto più promettenti per lo studio dell’Alzheimer. Questi strumenti, noti come “Nuovi Approcci Metodologici” (NAMs), includono l’utilizzo di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs), organoidi umani, organ-on-chip e sistemi microfisiologici, oltre a tecnologie avanzate di analisi a singola cellula e modelli computazionali in silico. Tali approcci sono in grado di simulare in maniera più accurata le condizioni umane, rivoluzionando la ricerca sull’Alzheimer e permettendo di indagare meglio il ruolo di diverse cellule, inclusi gli astrociti, nella patogenesi della malattia.

Questi nuovi metodi stanno guadagnando sempre più consenso, non solo all’interno della comunità scientifica, ma anche tra istituzioni finanziatrici e regolatori. La Commissione Europea e il National Institutes of Health stanno infatti investendo risorse significative in progetti di ricerca che utilizzano queste metodologie. Anche le autorità regolatorie, come l’EMA e l’FDA, stanno progressivamente supportando l’utilizzo di approcci basati su modelli human-based per il test di nuovi farmaci. Gli atti normativi più recenti, come il FDA Modernization Act 2.0 e 3.0, così come la revisione della legislazione europea in materia di farmaci, riflettono questo crescente sostegno verso l’utilizzo di tecnologie innovative che non si basano sugli animali.

Questi sviluppi non sono solo un passo avanti per la scienza, ma hanno anche importanti implicazioni etiche, sociali ed economiche. Il progresso verso l’adozione di modelli sperimentali human-based rappresenta una svolta per la ricerca biomedica, che potrebbe portare a trattamenti più efficaci e a una maggiore attenzione verso il benessere degli animali.

La comunità scientifica e la società civile devono prendere coscienza di questi cambiamenti e promuovere un dibattito su come continuare a migliorare la ricerca sull’Alzheimer. L’adozione di nuovi approcci metodologici non è solo una questione di progresso scientifico, ma anche di etica e responsabilità verso l’umanità.

Bibliografia